#3. La parte e il tutto

#3. La parte e il tutto

“Se andassimo in vacanza in Grecia – ma vale lo stesso per una gita al bel sud dell’Italia – potremmo renderci conto facilmente di quale esperienza abbia originato uno dei problemi primari degli antichi filosofi e sul quale la storia della filosofia è tornata più o meno con regolarità a riflettere. Se infatti ci immergessimo nel mare dell’Acaia, con alle spalle qualche roccia a strapiombo sull’acqua, sotto un cielo blu terso e soleggiato, mentre il calore del sole ci scalda la pelle, ci verrebbe da fare la stessa domanda che si posero gli antichi filosofi, che sono stati chiamati successivamente e non a caso “naturalisti” e cioè:

“Ma tutto questo che sperimento come è parte di un tutto?


Come mai vedo cose diverse come l’acqua, la terra, l’aria e il sole, ma sono certo che tutti questi elementi fanno parte di un unico universo?

Come è emersa questa molteplicità di cose dallo sfondo di un unico scenario?

Si tratta della questione di come dall’uno possano venire i molti e in che modo posso pensare che tante cose diverse siano congiunte. 

Il problema si può spiegare anche più banalmente così: che cosa ci fa dire che un cesto di frutta è un qualcosa di unitario benché sia formato da singole e molteplici mele, arance, banane etc? La cosa diventa meno banale se iniziamo a porre il problema nei termini che ci riguardano più da vicino: come mai se maschi e femmine sono diversi eppure siamo convinti che facciano parte di una unica umanità con pari dignità?

Per dirla con la politica: sulla base di quale criterio comune diciamo che tutti gli esseri umani hanno pari diritti e pari dignità? Nonostante, infatti, gli esseri umani siano una categoria unica, siamo molto diversi gli uni dagli altri e anzi troviamo sempre pretesti per insistere sulle nostre individualità così da arrivare perfino a farci guerra, in famiglia come tra nazioni. Non importa se a dividerci sia il sesso, la razza, la cultura, la politica, le idee o la religione… troveremo sempre dei pretesti finché non riusciamo a risolvere quel  problema che per primi si posero i filosofi presocratici: come mai dall’uno i molti e quale elemento resta identico nella molteplicità del divenire? Come mai tante cose diverse sono anche un unico universo?

Quale è il fondamento comune che tiene insieme tutto ovvero il principio (arché) dal quale si può dire che tutte le cose provengono?

Gli antichi filosofi naturalisti risposero chi l’acqua (Talete), chi l’aria (Anassimene), chi il fuoco che brucia tutto e dalla morte sempre trae vita (Eraclito), chi i quattro elementi naturali insieme (Empedocle), altri presupposero dei piccoli atomi che scontrandosi e intrecciandosi tra loro avrebbero dato vita al tutto (Anassagora). Chi pensò che l’essere resta nonostante il divenire (Parmenide) e chi più misticamente, come Pitagora, volle vedere nel numero l’elemento più originario dell’universo il quale infatti come l’anima risponde ai ritmi matematici della musica.

Ma ancora oggi quel principio, che non va pensato come l’inizio cronologico, ma come il fondamento, il fine che tiene insieme il senso delle nostre vite, e della storia, resta lì ad interrogarci col suo mistero:

come e cosa resta, nonostante tutto?”

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